domenica 12 settembre 2010

ARBASHKUAR
di Bellusci Costantino e D’Agostino Flavia

Storia e Lingua degli Italo-Albanesi -  Historí dhe Gluhë të Arbëreshvet t‘ Italisë

Progetto Linguistico “ARBASHKUAR” sulla Lingua Arbëreshe e sulle Minoranze Linguistiche d'Italia
 
   
PRESENTAZIONE "OPERA OMNIA" ARBASHKUAR
 
L’ "Opera Omnia" ARBASHKUAR (Arbërishtja e bashkuar: Lingua Arbëreshe comune) è una biblioteca di  Dizionari lessicografico – didattici, arbëreshë e di altre lingue minoritarie (grecanico, griko, ladino, occitano, ecc.), che contiene il lessico comune e comparato di tutte le aree linguistiche minoritarie italiane (migliaia di lemmi,  tra sinonimi, termini comuni, varianti, proverbi e frasi idiomatiche bilingue delle Comunità Italo-Albanesi, dello Shqipo e di tutte le altre Minoranze Linguistiche italiane.
Con tale progetto linguistico, su cui stiamo lavorando da anni con passione, vogliamo, soprattutto, raccogliere, valorizzare e salvaguardare  tutto il lessico arbëresh con l'auspicio, anche, di poter formulare in futuro una possibile e necessaria “parlata arbëreshe comune”, che a noi piace definire Arbashkuar (arbërishtja e bashkuar), per tutte le Comunità albanofone presenti in Italia e dislocate in varie e particolari aree linguistiche, che permetterà a tutti gli Arbëreshë, ovunque siano, di comprendersi nella loro lingua avendo la base linguistico-lessicografica comune. Di conseguenza, ci auguriamo, pure, che una tipologia standard di “lingua arbëreshe” (com'è avvenuto, nel passato, con la koiné diálektos del greco ellenistico e con la lingua albanese unificata), prima o poi, venga elaborata e insegnata anche nelle scuole di ogni ordine e grado dei paesi arbëreshë, magari in concomitanza con lo shqipo. Un simile studio l’aveva già previsto e svolto nel 1937, per l’albanese comune dell’area balcanica, anche il linguista Leotti con il suo Dizionario e per l’arbëresh, prima di noi, ma non così in dettaglio come abbiamo fatto con i nostri Dizionari Arbashkuar, il prof. Giuseppe Gangale e il sac. Emanuele Giordano.
Nei primi due Dizionari finora pubblicati (il I vol. contiene la storia e la lingua delle Comunità Arbëreshe del Pollino - area del versante calabrese, mentre il II vol. la storia e la lingua delle Comunità della Sila Greca Arbëreshe - Destra Crati) abbiamo riportato, infatti, tutte le parole più usuali e comuni delle varie parlate popolari esaminate, prestando attenzione di inserire, prevalentemente, quelle più originali (ma non soltanto) che, come dicevamo, permettono agli Arbëreshë di comprendersi facilmente e di poter instaurare un discorso chiaro e completo nella loro lingua. Per alcuni lemmi arbëreshë, laddove esistevano nella parlata corrente le parole o i tempi verbali che li potevano comporre, abbiamo compiuto anche una sorta di restauro linguistico per risalire a quei termini autentici ormai in disuso o, probabilmente, andati perduti e, prima li abbiamo ricostruiti, poi li abbiamo inseriti in elenco.
L’albanese usato, e comparato con l' arbëresh, è quello della lingua ufficiale shqipe (Fjalor shqip-italisht di F. Leka e Z. Simoni) mettendo, prevalentemente, a confronto le parole del dialetto “tosco” (Albania Meridionale) con le parlate arbëreshe delle Comunità esaminate, storicamente giunte in Italia, per lo più, dal Sud dell’Albania, poichè tra loro ci sono maggiori elementi lessicografici in comune.
Tale opera è rivolta, nello specifico, agli alunni albanesi e arbëreshë della scuola di base nei suoi vari gradi per permettere loro di conoscere ed apprezzare meglio la propria lingua materna, ma, oltre ad avere una fruizione prettamente scolastica, è rivolta anche all’intera sfera socio-culturale dell’Albania, dell’Arberia, della “Diaspora arbëreshe” ed a chiunque voglia approfondire, conoscere o apprendere la nostra lingua.
Al fine di rendere più facile e piacevole l’apprendimento “sistemico” dell’ arbëresh, abbiamo adottato la scelta di associare ai lemmi, le immagini e di raffigurare, in tal modo, sia i vocaboli con valenza nominale e aggettivale, sia le azioni espresse dai verbi, in quanto il linguaggio iconico-verbale facilita la memorizzazione dei termini e, attraverso la corrispondenza tra figura, elemento lessicale, valore fonetico e specificazione dell’identità e della categoria di ciascun termine, in quanto singola e determinata parte del discorso diretto ed indiretto, consente un approccio più chiaro alla classificazione morfologica e alla funzionalità sintattica.
I docenti possono così, più facilmente, impostare l’attivittà didattica avvalendosi, al tempo stesso o in momenti operativi differenziati, sia della dimensione ludico-propositiva che di quella cognitiva. Gli alunni, nel contempo, apprenderanno meglio e con più entusiasmo l’insegnamento della loro lingua materna. Questo lavoro, nella sua struttura verbale e figurativa, pertanto, è rivolto ad un’ampia categoria di fruitori poichè veicola una maggiore comprensione del significato delle parti del discorso, evidenziandone il fondamentale valore espressivo per la costruzione di frasi e di periodi di senso compiuto. Infatti, con la funzionalità sintattica prende corpo la dimensione comunicativa della lingua e lo spettro linguistico-relazionale che, mediante essa, viene a configurarsi.
Ma è anche vero che la funzionalità sintattica, per espletare tali compiti espressivi, ha bisogno sia della morfologia, che della fonologia, che noi abbiamo inserito, in quanto entrambi costituiscono l’impianto strutturale di una lingua per cui, come i grafemi e i fonemi generano le parole, così progressivamente vengono a determinarsi i rapporti tra significanti e significati. Di qui si deduce, da un’attenta osservazione di questi primi Dizionari, che essi  sono stati formulati nel pieno rispetto di tale dimensione triadica, alla base dei meccanismi linguistici.
E se questo è valido per tutte le lingue: classiche, nel loro apparato strutturale ed espressivo, e moderne, nella loro valenza comunicativa, a maggior ragione è valido per la lingua arbëreshe, sia perché include entrambe le epoche e sia perché é una delle prime opere che ha di mira la dimensione didattica primaria. Essa, infatti, da una tradizione prettamente orale, assurge qui ad una nuova formalizzazione scritta per essere più facilmente letta, analizzata, studiata, parlata, appresa e trasmessa come qualsiasi altra lingua del mondo.
E in forza di queste riflessioni, l’ arbëresh, pur non pedissequamente omologato alle altre lingue, si caratterizza per l’apertura alle varietà lessicali e viene “scandagliato” da questi Dizionari secondo un meccanismo d’analisi comparata. Ossia ai termini italiani in ordine alfabetico vengono affiancati, anche in più varianti, i corrispettivi vocaboli shqip e quelli arbëreshë comuni di ogni Comunità esaminata, che sono stati riuniti per poter dare vita, come dicevamo, ad una sorta di “interlingua arbëreshe”, un po’ come l’albanese standard. Tutti questi aspetti fanno del Dizionario un’opera originale affermandosi, finora, come un’opera preziosa e modello unico nella sua specie.
Oltre a quello dell’analisi linguistica comparativa, poi, a parte le ovvie eccezioni della presenza di italianismi, forestierismi e di neologismi della terminologia tecnico-scientifica, un altro intento, secondo cui si è impostata l’opera in oggetto, è quello della scelta attenta e mirata della compilazione e della selezione, prevalentemente, di termini arbëreshë originari (aggiornati anche con la trascrizione fonetica) rimasti intatti e tramandati attraverso la tradizione orale delle varie generazioni.
Tale scelta viene ad essere motivata dal fatto che, nel caso della lingua arbëreshe, oltre alla lingua in sé, nel suo corpus strutturato, sono tramandate le sue radici storiche, la cristallizzazione di uno spaccato di storia e di vita quotidiana che ha intrecciato e fuso omogeneamente varie etnie, nella strenua difesa di tutto ciò che del passato storico (lingua, tradizioni, rito religioso) viene salvaguardato con amore e con passione da noi tutti, rendendolo, proprio in forza di questo pàthos, sempre presente ed immutato, nonostante l’evolversi, in senso italico, della storia del nostro popolo arbëresh.
Il flusso straripante della quotidianità della storia, nel corso dei secoli, non ha preso il sopravvento sulla nostra cultura perché esso è stato arginato dalla perseveranza e dalla tenacia etica e politica delle nostre convinzioni, che hanno trovato nella lingua il fondamentale pilastro che ha consentito la resistenza alla furia trainante dei cambiamenti dei tempi, resistendo alla fagocitazione della lingua della cultura dominante e, quindi, preservandosi quasi integra nella sua secolare longevità ed originalità. Le nostre giovani generazioni questo devono saperlo, devono imparare a conoscerlo.
Devono, infatti, riuscire a spiegarsi perché parlano due lingue, diversamente dagli altri paesi limitrofi alla loro terra d’origine. Ne devono essere consapevoli, perché attraverso la consapevolezza teorico-scientifico-comunicativa della lingua (in quanto una lingua è insieme di regole, di leggi grammaticali, scienza, comunicazione, relazione personale, ecc.), s’impara ad amarla, s’interiorizza l’appartenenza ad una civiltà, si diventa coscienti di essere detentori e portatori di una cultura e di una civiltà.
I dizionari in analisi, nell’intento di realizzare gli obiettivi peculiari e specifici della ricerca linguistica, che è alla base di questo lavoro, presentano, come dicevamo, anche la comparazione tra parlate di più paesi arbëreshë perché tale idioma, nelle nostre aree geolinguistiche, non è unico e statico. Nel corso dei secoli, come ogni altra lingua, ha infatti ricevuto varie altre influenze linguistiche e si è capillarizzato in tante venature subidiomatiche che però noi vogliamo unificare con le parole comuni, come stanno facendo altre minoranze linguistiche, tra cui quella sarda, che ha un carattere ed un valore linguistico proprio, anche se la sua parlata è molto più variegata dell’arbëresh, per dare vita ad una “lingua unica” poichè le parlate arbëreshe sono simili tra loro. Gli Arbëreshë, infatti, hanno la possibilità di comprendersi tra di loro, senza che fattori di spazio e di tempo ne pregiudicano la lingua e l’appartenza storica, sociale, etno-antropologica.
Pertanto, queste pubblicazioni consentiranno di poter individuare e valutare coincidenze, analogie, differenze, nonché di avviare e di promuovere un’azione culturale per la formulazione, in un futuro, di quell' arbëresh comune e standard ed anche per l’integrazione e la salvaguardia, almeno sul piano teorico-formale, di tutti o di gran parte dei subidiomi che questa lingua aveva ed ha generato secondo la storia antropologico-linguistica delle rispettive Comunità arbëreshe.
Tutto quello che siamo riusciti a registrare dagli informatori fa parte, sicuramente, di una descrizione parziale perché l’arbëresh non è ancora una lingua mappata e codificata. In conclusione, teniamo a far presente che i Dizionari in oggetto, e quelli che pubblicheremo, sono il frutto di una approfondita, continua e lunga ricerca in itìnere, che ha comportato e sta comportando, tuttora, una costante, intensa ed immane attività di studio di testi antichi e moderni, editi e inediti; di rinvenimento di dati sul campo, di analisi, di selezione, di classificazione degli stessi, a seconda degli obiettivi prefissati.
Tutto cio costituisce il frutto di queste prime edizioni di un’ Opera Omnia in più volumi, che mira, modestamente, ad apportare validi contributi tecnici e scientifici, ma anche appassionati, alla conoscenza formalizzata della nostra antica, interessante e nobile lingua arbëreshe. A tal fine, infatti, desideriamo realizzare, a completamento della succitata Opera,  quei volumi che contemplino la comparazione di tutti i termini comuni delle parlate arbëreshe, esaminati nei volumi dell’intera collana Arbashkuar, anche con le parole simili della lingua shqipe.
Il lavoro assumerà così la connotazione di un utile strumento multifunzionale, sia per il confronto dell’albanese odierno che per il confronto dell’ arbëresh storico (dai primi documenti scritti rinvenuti fino ad oggi) delle varie comunità italo-albanesi. Tale opera, inoltre, può essere anche un ulteriore apporto linguistico e ben si può inserire, a nostro parere, in un piano di progetti di intercultura e di interlinguistica, che da più fronti vengono richiesti e presentati.
Facciamo anche presente, con orgoglio, che queste pubblicazioni hanno avuto un grande apprezzamento dagli Arbëreshë e, soprattutto dagli anziani dei paesi esaminati, ultimi depositari del ricco patrimonio di questa minoranza etno-linguistica, dai quali abbiamo ricevuto l’incoraggiamento e il sostegno morale a proseguire, appassionatamente e senza particolari tornaconti, nel nostro benemerito intento e grande desiderio di poter salvaguardare e valorizzare questo ingente e secolare tesoro culturale che, viceversa, potrebbe dissolversi. Tutto ciò ci appaga dei sacrifici e delle ingenti spese personali sostenute che, sicuramente, nel tempo, almeno in parte, ci ricompenseranno e che, nel frattempo, ci gratificano pienamente.
Ci auguriamo, quindi, che essi siano, sempre più, interessanti ed apprezzati strumenti culturali e che possano anche leggersi come contributo al lessico albanese nell’accezione più globale, nel senso che sia gli autori che altri possano attingervi per arricchire le espressività linguistiche e fare entrare nel circuito lessicale generale anche i termini di provenienza arbëreshe. Ma, soprattutto, che siano  mezzi validi ed utili per le scuole e per la consultazione, sia da chi è legato per nascita o per atavica discendenza alla terra arbëreshe, come a quella della “Magna Grecia”, sia da chi, culturalmente attratto dal fenomeno etno-antropologico delle Minoranze Linguistiche e Storiche, è sollecitato dall’ interesse a penetrarne, prima di tutto, l’aspetto più intrigante perché costituisce il primo contatto attraverso cui si coglie la peculiarità di una cultura e il sostrato di una civiltà: la lingua.
Per ciascun Dizionario verrà realizzato in seguito, speriamo al più presto, anche un CD multimediale che conterrà le pronunce originali dei lemmi delle singole parlate arbëreshe esaminate.
 
                                                                                                                Gli Autori
 
 

venerdì 10 settembre 2010

ARBASHKUAR

BELLUSCI COSTANTINO e D’AGOSTINO FLAVIA
ORGANIZZANO
IL CONVEGNO STORICO – LINGUISTICO

ARBËRÍ: Historí dhe Gjuhë të Arbëreshvet t‘ Italisë
ARBËRIA: Storia e Lingua degli Italo-Albanesi
(Presentazione Progetto Storico-Linguistico “ARBASHKUAR” sulle Parlate Arbëreshe)

giorno 21 Giugno 2008 - alle ore 17.00 - Salone della Scuola Elementare e Media di Plataci

PROGRAMMA
- Saluti introduttivi: Avv. Francesco Tursi – Sindaco di Plataci
- Moderatore: Ass. Roberto Rizzuto – Vicesindaco di Villapiana
- Relatori: Prof. Gianni Mazzei – docente di Filosofia e Scrittore
- Protopapàs Sac. Emanuele Giordano – Autore del I Dizionario degli Arbëreshë d’ Italia
- On. Mario Brunetti – Console onorario albanese in Italia e Parlamentare Promotore della Legge 482/99 sulla Tutela e la Salvaguardia delle Minoranze Linguistiche in Italia
- Dott. Franscesco Fusca – Ispettore Tecnico Ministero Pubblica Istruzione e Poeta arbëresh
- Dott.ssa Flavia D’ Agostino – Coautrice del Dizionario “Arbashkuar”,esperta linguista e responsabile dello Sportello Linguistico di Civita
- Ins. Costantino Bellusci – Autore del Dizionario di Plataci, coautore del Dizionario “Arbashkuar” ed esperto linguista
- Conclusione Convegno: Prof.ssa Donatella Laudadio – Assessore Provinciale alle Minoranze Linguistiche
- On. Franco Laratta – Deputato al Parlamento Italiano

- Allieteranno la serata: Corale dei Piccoli Cantori Arbëreshë di Plataci: Esibizioni canti tradizionali arbëreshë

La Popolazione è cordialmente invitata a partecipare – MIRË SE NA VINI